Da circa un decennio sentiamo dire che, nel mondo del lavoro contemporaneo, la formazione continua è condizione necessaria per essere parte attiva in un mondo occupazionale che cambia.
Occorre dedicare una parte della propria vita alla propria preparazione, allo sviluppo delle competenze professionali, cercando di non rimanere mai nella propria “comfort zone” nell’arco di tutta la propria vita lavorativa.
Di nuovo c’è che, negli ultimi anni, l’attenzione alla formazione continua si è focalizzata sulle cosiddette “competenze digitali”, che sono state anche definite la nuova moneta di scambio del Ventunesimo secolo.
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Preparazione 2.0, e ora anche 4.0, che non deve essere vista come un elemento che toglie lavoro, dimezza la manodopera. Anzi, oggi grazie alla tecnologia un dipendente è in grado di svolgere in modo più efficiente le mansioni che prima erano affidate alla mera forza lavoro. E la novità è proprio questa, perché la competenza digitale è concepita come un fattore che, per funzionare, deve essere al servizio del team di lavoro, che a sua volta deve possedere una cultura tecnologica all’altezza della cosiddetta Industria 4.0.
Competenze per la crescita e lo sviluppo
Il World Economic Forum, organismo di analisi del mondo del lavoro e che ha sede in Svizzera, ha reso pubblico, nelle scorse settimane, il proprio rapporto sulle nuove competenze richieste ai lavoratori contemporanei nell’ambito del mercato del lavoro. Il resoconto si riferisce al 2018, facendo riferimento soprattutto all’impatto che la tecnologia digitale sta avendo sulla tipologia e qualità della forza lavoro negli ultimi cinque anni.
La realtà virtuale è uno strumento che consente di anticipare il risultato di un processo e di poterne analizzare eventuali errori o inefficienze, ed in questo modo aumentare in modo esponenziale la produttività e la competitività di un’impresa.
Il report del Forum trae le sue fonti anche e soprattutto dal contatto diretto con alcuni degli attori più rappresentativi del mondo del lavoro contemporaneo: troviamo infatti molte testimonianze di tecnici specializzati nella realtà virtuale ed aumentata, a cui sono richieste competenze specifiche per l’implementazione del progetto del team.
Giacché sono richieste conoscenze sempre più settoriali e specifiche alla forza lavoro, questa dovrà, entro i prossimi anni, rivolgere il proprio focus all’incremento della propria formazione digitale, per non rimanere indietro e per potere essere parte attiva del team di lavoro che sarà coadiuvato, e non surclassato, dalla robotizzazione dei processi. Queste metodologie sono spesso in fase ancora sperimentale, e certamente presuppongono conoscenze di software e processi che non sono ancora così diffusi. Così, i lavoratori che possiedono questo know how hanno una possibilità maggiore di essere assunti.
Il concetto di formazione continua in Europa
Secondo Marianne Thyssen, che riveste la carica di Commissario Europeo all’Occupazione, Affari Sociali, Competenze e Mobilità dei Lavoratori, ogni singolo individuo, all’interno dell’Unione Europea, ha il preciso dovere di incrementare sempre la propria formazione, le proprie competenze, non fermandosi mai. Solamente in questo modo si attutiscono, secondo il Commissario, eventuali contraccolpi tra una fase di cambiamento e l’altra.
Ad ognuno il suo, dice anche. Nel senso che i cittadini sono chiamati ad autovalutarsi, dal punto di vista delle proprie competenze, ed i governi, da parte loro, dovrebbero implementare un cosiddetto percorso che abbia lo scopo di consentire la riqualificazione lavorativa.
Da questo punto di vista, si tratterebbe di fare in modo che, per avere una seconda possibilità, al cittadino fosse garantito un sistema omogeneo di valutazione delle proprie competenze, che significherebbe delineare un punto di partenza. Il passo successivo sarebbe quello di definire strumenti di riqualificazione individuale, che sicuramente già esistono, ma che andrebbero potenziati, sia in termini di opportunità, sia di diffusione sul territorio.
I percorsi di riqualificazione in Europa
Il documento ufficiale che analizza i possibili percorsi di riqualificazione dell’individuo, in Europa, è disponibile sul sito ufficiale dell’Unione Europea.
Da questo punto di vista, appare subito chiaro che, essendo il documento pubblicato in lingua inglese, il primo passo per riqualificarsi è quello di conoscere piuttosto bene la lingua! Quindi, è vero che le competenze digitali devono essere la frontiera a cui rivolgersi nel presente e nell’immediato futuro; è vero anche, in prima battuta, che queste skills vanno affiancate ad una base di conoscenze linguistiche che consentano all’individuo di comunicare con il resto del mondo, sia umano che digitale.
In questa analisi, non ci si vuole dilungare sui tantissimi luoghi comuni che vogliono gli italiani sempre indietro nella conoscenza della lingua inglese, però purtroppo è vero: è questa la svera sfida del cittadino italiano che si affaccia al mondo del digitale. Ed è proprio quest’ultimo fattore che può sostenere nel salto di qualità, grazie a strumenti come applicazioni alla portata di tutti, spesso gratuite, che o sono completamente in inglese, o aiutano ad impararlo.
La difficile arte di conciliare progetti e realtà
In fondo, non è una novità: è da circa un ventennio che si sente, si legge e si sperimenta da vicino che occorre essere continuamente aggiornati per stare al passo con il mondo che cambia. In alcuni contesti, però, ci sono ancora delle sfide da affrontare a livello di economia e di fasce di età, perché una cosa che dovrebbe essere chiara da subito è che la propensione al cambiamento non è la stessa nella vita di una persona. Una cosa è affermare che occorre affrontare le sfide del mercato che si evolve verso la completa digitalizzazione, un’altra cosa è applicare questa necessità alla vita concreta.
La verità sta, come spesso accade, nel mezzo, nel senso che ognuno di noi, per quanto possibile, deve adeguarsi al mondo del lavoro che cambia, ma anche che le aziende devono mettere a disposizione adeguata formazione ai loro dipendenti e che gli Stati (alcuni in misura maggiore) dovrebbero attivarsi seriamente per garantire ai propri cittadini percorsi di valutazione e riqualificazione professionale.
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